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Libertini e puritane nella storia della Scienza – parte II

Tra gli occhiolini maliziosi che naturalisti un po’ troppo disinvolti in fatto di linguaggio ambiguo hanno sparso qua e là nella nomenclatura delle specie, uno dei più azzeccati, per lo meno se si ragiona nella comune ottica eccessivamente antropocentrica, è senza dubbio il nome dato al Phallus impudicus, un fungo dalla forma che più fallica non si può. Nella puntata precedente abbiamo visto una carrellata dei “libertini” citati nella prima parte del titolo, ma non abbiamo ancora detto nulla sulle puritane…

Proprio il Phallus impudicus ci traghetta, in modo assai singolare, all’altra faccia della dicotomia del titolo, ovverosia le puritane, anzi, la puritana, poiché intendo raccontarvi di una in particolare.

Si tratta della vittorianissima Henrietta Darwin detta Etty (1843-1927), terza figlia – ma la maggiore tra quelli sopravvissuti fino all’età adulta – di un certo Charles che mi pare sia abbastanza conosciuto nel mondo scientifico, nonché bisnipote di un certo Erasmus che fu, tra le altre cose, un noto libertino (e lui per davvero, non in senso lato come i naturalisti che abbiamo conosciuto nella scorsa puntata). Che cos’hanno a che fare l’uno con l’altra un fungo dalla forma oscena e la figlia del volto barbuto più celebre della storia della Scienza?
Gwendoline “Gwen” Raverat (1885-1957), figlia di George Howard Darwin (altro figlio di Charles), descriveva in questi termini molto pittoreschi il passatempo di zia Etty: “Nei nostri boschi cresce un tipo di fungo velenoso chiamato popolarmente “corno puzzolente” (benché in latino porti un nome più grossolano). Il nome [popolare, ndt] è giustificato dal fatto che il fungo può essere rintracciato dal solo odore, e questa era la grande trovata di zia Etty. Armata di un cestino e un bastone appuntito, ed indossando guanti e uno speciale mantello da caccia, si faceva strada annusando nel bosco, sostando qua e là, con le narici che si contraevano quando catturava una zaffata della sua preda. Quindi, con un balzo letale piombava sulla sua vittima e riponeva la sua putrida carcassa nel cestino. Al termine dello svago giornaliero, il bottino veniva portato a casa e dato alle fiamme nel più profondo segreto nel caminetto del salotto, con la porta chiusa a chiave – per salvaguardare la morale delle cameriere.” [traduzione mia; per il testo originale, v. [1]].
Abbiamo quindi una tipica borghese vittoriana che, con il nobilissimo intento di salvaguardare l’innocenza delle signorine a passeggio nei boschi (!), li epurava dalla presenza di questi funghi dall’aspetto esageratamente simile a quello di un pene umano. Che dire, un irrealistico tentativo di eradicazione di una specie fungina nei boschi inglesi di centocinquant’anni fa da parte di una signora un po’ troppo bigotta non dovrebbe destare in noi preoccupazioni di sorta, tutt’al più potrebbe farci sorridere o alzare gli occhi al cielo.

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Frontespizio dell’edizione americana del “The Descent of Man and Selection in Relation to Sex” di Charles Darwin; disponibile online: Biodiversity Heritage Library.

L’aspetto che ha avuto un suo effetto sulla storia della Scienza è però un altro. Etty infatti operò come revisore di bozze dell’opera paterna The Descent of Man and Selection in Relation to Sex (L’Origine dell’Uomo e la Selezione Sessuale), provvedendo, a quanto pare, a barrare in rosso certe espressioni forse troppo dirette per il buon gusto dell’epoca; la censura della figlia era così invasiva che Darwin, per evitare la cestinatura di alcune parti ritenute evidentemente troppo scabrose dalla morale vittoriana, fu costretto ad ammortizzarle scrivendole in latino (che Etty, come probabilmente la maggior parte del grande pubblico, non era capace di leggere, nonostante avesse comunque ricevuto una buona istruzione) [2]. C’è da dire che, anche senza le interferenze ettyane, certe parti sarebbero comunque state edulcorate, in quanto ritenute troppo esplicite per il gusto dell’epoca; addirittura, John Murray, l’editore di Darwin, tentò – senza successo, alla fine della fiera – di far rimuovere dal titolo la sconvenientissima parola “sex“.
Il tassello fondamentale di questo bizzarro (per noi) mosaico puritano, secondo Tim Birkhead [2], è che la pruderia di Etty nelle sue campagne censorie nei confronti del padre potrebbe addirittura essere la causa della mancata intuizione dell’esistenza della competizione spermatica [3] da parte del grande naturalista!

Che insegnamenti possiamo trarre dai risvolti boccacceschi del Fundamenta Testaceologiae di Linneo e dalle fisse puritane di Etty, a parte la spassosa congettura che se la seconda fosse stata a conoscenza del primo ne avrebbe probabilmente acquistato tutte le copie esistenti per poi bruciarle nel caminetto di casa insieme al raccolto giornaliero di funghi puzzolenti dalla forma fallica?

Ognuno può vedersela come vuole, ma direi sostanzialmente che non bisogna avere un atteggiamento bigotto (ma neanche immaturo, come ci ricordava la presenza dei legumi di Mendel in apertura la settimana scorsa) nell’avvicinarsi alla Scienza.

Oggi il sesso non è più un argomento tabù com’era fino ad alcuni decenni fa. Ma a prescindere da questo, l’argomento è sempre stato piuttosto centrale nella prospettiva del cittadino medio, e fin troppo spesso grossolanamente ridotto a qualcosa con cui ridere gratuitamente e stupidamente (mi pare di sentire di nuovo delle risatine all’indirizzo di Mendel), o a materia prima per imprecazioni più o meno colorite, o, al contrario, a qualcosa a cui assolutamente era sconvenientissimo anche solo accennare.
Per comprendere tutte queste sfaccettature della storia della Scienza, è necessario invece approcciarsi all’argomento in un’ottica rigorosamente scientifica. Tanto per dirne una, è impensabile fare a meno di riferimenti agli organi e alle funzioni sessuali già semplicemente per la classificazione della maggior parte delle specie esistenti, quindi figuriamoci in branche della scienza nelle quali la sessualità è attivamente presente, come lo studio del comportamento o dei meccanismi evolutivi.
Il sesso è effettivamente una questione centrale e prioritaria nella biologia in generale, non solo nella giornata-tipo dell’adolescente medio.

Chiarito questo, però, anche certi eccessi non sono consigliabili. Una mentalità più aperta rispetto al passato non deve implicare l’accettazione passiva della volgarità più-o-meno-gratuita: senza voler essere troppo censori, la forzata metafora della conchiglia di Linneo è di pessimo gusto anche nei tempi molto disinvolti nei quali viviamo noi oggi.
La Scienza è Scienza anche quando si semplifica cercando di avvicinarsi ai ‘non addetti ai lavori’, e un lessico grossolano – peggio ancora se ufficializzato – non è certo un buon biglietto da visita.

Gabriele


Note

[1] Il testo originale recita: “In our native woods there grows a kind of toadstool called in the vernacular The Stinkhorn (though in Latin it bears a grosser name). The name is justified for the fungus can be hunted by scent alone, and this was Aunt Etty’s great invention. Armed with a basket and a pointed stick, and wearing a special hunting cloak and gloves, she would sniff her way through the wood, pausing here and there, her nostrils twitching when she caught a whiff of her prey. Then with a deadly pounce she would fall upon her victim and poke his putrid carcass into her basket. At the end of the day’s sport the catch was brought back and burnt in the deepest secrecy on the drawing room fire with the door locked–because of the morals of the maids.
Da: G. Raverat, 1952, Period Piece: a Cambridge childhood, Faber, London.

[2] T. Birkhead, 2009, Sex and sensibility, in “Times Higher Education Supplement” del 5 febbraio 2009.

[3] Si definisce “competizione spermatica” quella serie molto varia di meccanismi di selezione sessuale che avvengono dopo la copula. Anche questo aspetto molto interessante dell’evoluzionismo credo che prima o poi verrà approfondito sul blog, perciò, se v’interessa, abbiate pazienza e continuate a seguirci!